Un’insegna a sfondo nero con una scritta rossa e bianca, posta al centro di due porte finestra con scuri verde smeraldo indica di aver raggiunto la fine di Via Roma, ma non solo. Ai più curiosi consiglio infatti una breve sosta all’Archivio Storico Lampedusa, per potersi dimostrare davvero innamorati di quest’Isola, che non porta con sé soltanto occasioni di gite al mare o piatti prelibati a base di pesce. Si tratta di diventare viaggiatori, e non solo turisti, per acquistare la consapevolezza di ciò che sta alla base della cultura di quest’Isola fascinosa. Sarebbe un po’ riduttivo fare la vita da turista senza pensare a quale terra si sta calpestando: viaggiare a Lampedusa non è solo prendere un braccialetto di tartarughe da portare a casa, strusciarsi un po’ su e giù per via Roma, ascoltando qua e là i successi dell’estate, dopo una giornata passata sotto il sole al mare. A casa si dovrebbe portare qualcosa di più: la curiosità positiva, che ti fa vivere questo luogo magico, cercando di conoscerlo per davvero come chi si avvicina ad uno spettacolo senza disturbare, in silenzio per tendere meglio le orecchie e per osservare, senza insinuarsi da voyeur per prendere posto in prima fila in questa società di fretta e finzione, in cui si vince a suon di selfie rigorosamente pubblicati veloci. Poter scoprire quanto quest’isola ha da raccontare, è impagabile.

esterno dell’Archivio, affacciato su Via Roma

Lo sa meglio di chiunque altro il caro Nino Taranto, che allo studio ed alla ricerca ha dedicato gran parte del suo tempo e che custodisce e tutela, assieme agli affezionati associati dell’Archivio Storico Lampedusa, le più importanti testimonianze storiche e culturali dell’isola. Proprio così, esiste ancora oggi un’associazione che a dispetto dell’omologazione, vuole conservare la storia, l’archeologia, gli usi, i costumi, ed i ricordi di questa isola rocciosa bruciata dal sole e spazzata dal vento. Un immenso racconto che si sofferma dalla testimonianza dei primitivi insediamenti, al passaggio di civiltà come quelle dei greci o dei fenici, all’arrivo dei coatti da tutto il Regno d’Italia, fino ai giorni nostri

Nino lo troverete nella sala dell’Archivio, circondato di cartine, rarità, ricostruzioni storiche, fotografie e libri, a leggere o guardare filmati, o ancora ad ascoltare musica classica. Con garbo vi accoglierà e saprà riconoscere in voi l’interesse che vi ha condotti fin lì. Un sacco di libri che meglio di chi ha la voce sanno raccontare e ricordare a riguardo di questa isola di confine che da sempre è luogo di riparo e recupero per i viandanti del mare.

Nino Taranto, presidente dell’Associazione

A lui tutti dovremmo dire grazie, perché con pazienza e perseveranza porta avanti una battaglia, ovviamente non in solitaria per fortuna, per il recupero, la tutela e la valorizzazione dei siti storici e archeologici che l’isola di Lampedusa ed i suoi abitanti possiedono, senza neanche saperlo.

Molte infatti sono le attività di ricerca che occupano gli associati dell’Archivio, Nino per tutti si occupa di curare l’aspetto formale con il pubblico e con garbo e cultura accoglie i viaggiatori, ma dietro a lui c’è una squadra. Non accoglie i turisti, bensì mantiene viva Lampedusa, credendo in questa associazione e facendovi investire in qualcosa di più di un souvenir.

Di seguito vi propongo un’intervista a Nino, che se incontrerete, vi invito a salutare per me.

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«Quali sono le attività principali dell’Archivio Storico Lampedusa?»

«L’Archivio Storico Lampedusa è una delle iniziative culturali più interessanti dell’isola alla quale vale la pena di dedicare una visita. Si tratta di un’associazione culturale no profit la cui sede, aperta al pubblico, è situata alla fine di Via Roma dal lato che affaccia sul porto. All’interno della sede è allestita una mostra fotografica e documentaria che illustra la storia dell’isola, le tradizioni, i monumenti e i siti di particolare interesse storico e archeologico. Anche all’esterno della sede una serie di pannelli propone al pubblico centinaia di foto d’epoca. Nel periodo estivo è possibile, nelle ore serali, assistere alla proiezione di rari documentari e video turistici.

Nata nel 2013 da un gruppo di amici appassionati della storia dell’isola che portano avanti la ricerca storica e bibliografica, mai sufficientemente indagata, raccogliendo foto, video e documenti da mettere a disposizione di abitanti e visitatori di Lampedusa.

Tramite incontri organizzati dall’Archivio, molti giovani studenti, anche provenienti da fuori, si sono rivelati interessati alla conoscenza della storia dell’isola ed il suo ruolo nel Mediterraneo, per poter interpretare l’attualità.

alcuni studenti in visita all’archivio

La storia di Lampedusa è ancor oggi poco conosciuta sia per la mancanza di un serio approfondimento bibliografico sia per la quasi assenza di indagini archeologiche. Ma non mancano elementi per sostenere che l’Isola nell’antichità sia stata luogo di passaggio e di sosta di quasi tutte le civiltà che si svilupparono lungo le coste del Mediterraneo. 

Numerose sono le tracce di insediamenti preistorici e sicura fu la presenza di una colonia greca, fenicia e poi romana. L’Isola rimase sotto il controllo del mondo musulmano per tutto il Medioevo e in seguito vide qualche timido tentativo di insediamento umano fino alla colonizzazione borbonica del 1843 che diede origine all’attuale popolazione.

L’archivio storico-fotografico ha raccolto e custodisce migliaia di immagini che documentano i profondi cambiamenti avvenuti sull’Isola nell’arco di oltre un secolo: dagli inizi del ‘900 ad oggi; foto che raccontano la vita, le tradizioni, le attività produttive e le trasformazioni del territorio. Tanti lampedusani hanno aderito all’invito di non disperdere queste importanti testimonianze e le hanno messe a disposizione della collettività per mantenere viva la memoria del passato e trasmetterne il ricordo alle nuove generazioni.

Èun patrimonio che si va sempre di più ampliando grazie a nuove acquisizioni e al crescente interesse per l’iniziativa. Tutto il materiale fotografico e documentario è stato catalogato e digitalizzato per renderlo fruibile attraverso mostre, pubblicazioni, proiezioni e consultazione presso la sede dell’Associazione.

L’archivio è anche un importante punto di riferimenti per quanti giungono sull’isola per motivi di studio, in particolare ricercatori stranieri, sempre più interessati a conoscere questo territorio. Studenti e docenti di università inglesi, francesi, olandesi, addirittura giapponesi, sono venuti per approfondire la ricerca storica dell’isola. Un rapporto molto proficuo si è stabilito con studiosi della vicina isola di Malta che in più occasioni sono stati invitati dall’Associazione per incontri di studio sull’archeologia preistorica della quale le due isole hanno in comune molte vicende. Tra le scoperte archeologiche più interessanti degli ultimi anni, vi è quella di una necropoli preistorica sommersa e di un misterioso tempio megalitico a 12 metri di profondità. Scoperte queste che hanno suscitato l’interesse di molti studiosi a livello mondiale.

uno degli incontri all’Archivio

I risultati delle ricerche storiche vengono portati a conoscenza del pubblico attraverso pubblicazioni tematiche e principalmente con la pubblicazione di una “Breve storia di Lampedusa” edita anche in inglese, francese e tedesco. Altre pubblicazioni illustrano la storia del Santuario della Madonna di Porto Salvo, la storia della vicina isola di Linosa e ricerche su temi specifici. 

Una delle attività dell’associazione è anche la valorizzazione dei siti di interesse storico e archeologico presenti sull’isola attraverso una serie di pannelli descrittivi e varie pubblicazioni tematiche: i luoghi già oggetto di tale iniziativa sono la zona del santuario della Madonna di Porto Salvo e l’adiacente area archeologica delle grotte di Cala Madonna, le postazioni di difesa della Seconda Guerra Mondiale, le aree archeologiche alla spalle di via Roma, i cosiddetti “cerchi di pietra” cioè quello che resta di capanne dell’età del bronzo raggruppate in modo da formare piccoli villaggi. Si spera di poter rendere fruibile al pubblico in tempi brevi anche l’antica masseria di “Casa Teresa” e la necropoli paleocristiana del “Porto Vecchio”.

Nella sede dell’Associazione sono disponibili per consultazioni e ricerche numerosi volumi e documenti sulla storia dell’isola. Un paziente lavoro di ricerca nelle principali biblioteche italiane ed estere ha permesso di individuare, catalogare e digitalizzare moltissimi testi che parlano della storia dell’isola. È stato anche creato un piccolo book-shop con una selezione di testi, in vendita, sia sulla storia dell’isola che sull’attualità legata al tema dell’immigrazione. Inoltre, nel corso della stagione estiva, vengono spesso invitati gli autori di questi testi per una presentazione al pubblico.

La sezione cartografica contiene una completa raccolta delle rappresentazioni dell’Isola nelle varie epoche: dalle prime mappe di epoca romana alla cartografia araba che considerava Lampedusa isola del Mare Africano; dalle imprecise e fantasiose carte medioevali, ai rilievi topografici di William Smith, ammiraglio inglese, che agli inizi del 1800 rilevò tutte le isole del Mediterraneo in previsione di un loro utilizzo come basi navali.

alcune delle cartine nella sala interna

Dello stesso periodo le carte del Colucci che, per ordine del re di Napoli, “fotografò” tutto quello che all’epoca esisteva sull’Isola. Interessantissime poi la pianta dell’Isola del governatore Sanvisente e quella del naturalista Pietro Calcara. Di metà ‘800 la carta di Dottore con l’indicazione delle terre assegnate ai coloni fino ad arrivare alle più recenti carte dell’Istituto Idrografico della Marina e quelle dell’Istituto Geografico Militare.

Alcune riproduzioni di queste mappe sono anche disponibili per la vendita al pubblico.

In epoca greca, tra il IV e V secolo a.C. a Lampedusa si coniava moneta. Anche questo è un fatto molto curioso e interessante: non è cosa comune che una piccola isola, sperduta nel Mediterraneo, avesse una sua moneta! La moneta riporta su di un lato la rappresentazione di un tonno con la scritta Lopadoussaion (dei lampedusani) e sull’altro la testa di Zeus. Ebbene, di questa antica e rara moneta l’associazione è riuscita a ricavarne una riproduzione in argento e un gadget in pasta vitrea la cui vendita contribuisce a sostenere le spese di gestione dell’associazione.

Nell’archivio audio-visivo è stato raccolto tutto il materiale video-documentario che negli anni ha riguardato l’isola: i primi filmati di guerra girati dagli Inglesi durante la Seconda Guerra Mondiale, i documentari delle Teche Rai e dell’Istituto Luce degli anni ’50, le prime riprese subacquee di Raimondo Bucher e Victor de Sanctis, le interviste di Arturo Mingardi sulle trasformazioni dell’Isola negli anni ’80.

Oltre a questo materiale storico, sono stati raccolti numerosi filmati amatoriali e una rassegna di produzioni che negli ultimi decenni hanno raccontato l’Isola nei suoi aspetti ambientali, sociali, scientifici, turistici e culturali.

L’associazione partecipa attivamente a ogni iniziativa di carattere culturale mettendo a disposizione della comunità il proprio patrimonio di conoscenze storiche. Alcuni soci sono disponibili per accompagnare i visitatori in escursioni sul territorio facendo scoprire aspetti e luoghi dell’isola molte volte nascosti o poco valorizzati. Nel periodo di massimo afflusso di turisti nell’associazione c’è sempre qualcuno pronto a rispondere a ogni domanda dei visitatori.

In conclusione, una visita all’Archivio Storico farà scoprire ai visitatori una storia affascinante e inaspettata, permetterà di comprendere i profondi cambiamenti avvenuti sul territorio nel corso dei secoli e farà apprezzare ancora di più questo piccolo ma straordinario territorio che, oltre ad un ambiente naturale di eccezionale pregio, è ricco di storia, cultura e umanità».

«Cosa ricordi volentieri dalla fondazione di questa associazione?» 

«La grande speranza di poter contribuire alla crescita culturale dell’isola e al recupero della sua memoria storica».

«Che cosa condividi con i soci e cosa nel tempo è cambiato nel vostro modo di studiare storicamente Lampedusa?»

«Condivido sicuramente la passione per la storia dell’isola. Abbiamo capito col tempo che è necessario ancora approfondire la ricerca bibliografica e documentaria accompagnata da indagini archeologiche sul territorio. Notiamo purtroppo il disinteresse della Soprintendenza ai Beni Archeologici della Provincia di Agrigento. Il grande rammarico è quello di non essere riusciti ancora a coinvolgere la popolazione locale e in particolare i giovani in questo lavoro di tutela del patrimonio storico e archeologico. Il fatto stesso che su una media di circa 40 soci annuali vi sia un solo lampedusano testimonia sufficientemente questa nostra sconfitta».

«A chi visita Lampedusa, cosa consiglieresti di approfondire di quest’isola ricca di storia e perché?»

«Il visitatore che arriva sull’isola e oltre al sole e al mare vorrebbe conoscere la storia del luogo, non trova altri riferimenti se non la nostra associazione. Manca un ufficio turistico, una pro-loco e anche l’aspetto del centro abitato non ha nessun riferimento col passato. Eppure l’isola ha un incredibile patrimonio storico e archeologico non valorizzato: la necropoli paleocristiana al porto vecchio, “Casa Teresa”, i resti di villaggi preistorici, le grotte del Santuario, i “7 palazzi” (oggi irriconoscibili), i “Cameroni” dei confinati, etc.

La nostra associazione organizza escursioni guidate e ospita spesso nella sede gruppi di studenti e visitatori per una presentazione della storia dell’isola».

«Molte sono le opere dedicate a Lampedusa. Quale ritieni sia l’opera più importante?»

«Credo che l’intervento artistico-culturale più importante sia stato quello, negli anni ’90, di realizzare alcune piazze monumentali invitando sull’isola artisti del calibro di Arnaldo Pomodoro e Andrea Cascella. L’obelisco di Pomodoro in Piazza Libertà è sicuramente l’opera di maggior pregio e vanto per l’isola di Lampedusa. Anche la “Porta di Lampedusa” realizzata nel 2008 da Mimmo Paladino è meta obbligata per tanti visitatori».

«Cosa credi sia cambiato nell’animo di chi arriva a Lampedusa oggi?» 

«La mancanza di un serio programma di sviluppo turistico dell’isola ha fatto sì che si è lasciato libero campo a ogni tipo di attività lasciando che si moltiplicassero a dismisura autonoleggi, bar, ristoranti, case da affittare, puntando su un turismo di massa che a breve diventerà insostenibile per un territorio così piccolo. I lampedusani sono convinti che, più gente arriva, meglio è, perché arrivano anche più soldi. La conseguenza di tutto ciò è che l’isola non ha una sua identità turistica: c’è chi arriva sperando in una vacanza tranquilla a contatto con una natura incontaminata e chi invece cerca la vita mondana, le discoteche, i massaggi sulle spiagge, il “casino”. Alla fine rimangono tutti scontenti! L’isola dovrebbe puntare a un turismo sostenibile legato alle peculiarità dell’isola: le tartarughe, i delfini, il passaggio delle balene, il contatto con la natura selvaggia e non ultima la valorizzazione del suo patrimonio storico, archeologico e culturale».

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